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giovedì 10 marzo 2011

La metamorfosi di Ibrahimovic


Non c’è nulla da fare. Ieri sera a White hart line è arrivata l’ennesima conferma: Ibrahimovic in Europa si trasforma. Come parte la musichetta della Champions il gigante svedese sveste i panni di super attaccante per trasformasi in anonimo centravanti. Quello strapotere fisico che in campionato gli permette di vincere da solo le partite e quella capacità di trasformare in palloni giocabili ogni rilancio lungo della difesa in Europa svanisce.

Non è più solo colpa delle squadre in cui gioca. Troppo spesso questo comportamento si è ripetuto ed ha mandato in fumo i sogni di gloria dei club che in lui vedevano l’ariete capace di portare avanti il cammino europeo. Lo ha fatto alla Juventus, con la scusante della giovane età ed esperienza internazionale. Lo ha confermato all’Inter, assistito da una squadra timorosa e incapace di affermarsi in campo internazionale. Lo ha ribadito nel Barcellona, club di grandi calciatori e fresco campione d’Europa. Ora pure al Milan, squadra fiera della propria vocazione europea.

Contro il Tottenham, nella doppia sfida, ha fatto scena muta. Di lui si ricorda solo l’appoggio sbagliato che ha lanciato il contropiede di Lennon poi finalizzato da Crouch. Poi null’altro. Due punizioni da 30 metri non possono salvare la partita di chi doveva guidare l’assalto ai bianchi londinesi. Imbrigliato da Gallas e Dawson, manco fossero Nesta e Thiago Silva…, Ibra ha vivacchiato al limite dell’area di rigore. Non è stato ben assistito dalla squadra, ma ciò non può giustificare il suo silenzio. Il Milan ha tenuto il pallino del gioco per tutta la gara, ma ha mosso la palla a velocità ridotta permettendo ai londinesi di organizzarsi perfettamente in fase difensiva. Ibra non ha trovato spazi, né palloni giocabili, perché la sua zona era occupata da troppe persone. Lasciando l’iniziativa in mano ai rossoneri il Tottenham ha impedito lo schema che esalta meglio di ogni altro il centravanti milanista: palla lunga.

Spiegare questa metamorfosi europea è complicato. Servirebbe uno psicologo forse. È vero che in Champions le squadre hanno una fisicità maggiore rispetto ai club medio-piccoli che affollano i campionati di mezza Europa. Tuttavia è disarmante l’inconsistenza dello svedese nelle sfide internazionali.
Da domenica il Milan si trufferà nel campionato, obbietto primario della stagione, con la consapevolezza di poter contare su un attaccante, in questo caso, decisivo.