Il blog che tratta di calcio e di tutto ciò che ruota intorno allo sport più amato: Serie A, coppe europee, campionati stranieri, calciomercato, approfondimenti tattici, competizioni tra nazionali

lunedì 29 novembre 2010

El clasico, ancora una volta, sarà decisivo

Ne parlano ormai da tempo tutti gli addetti ai lavori. Finalmente stasera le chiacchiere lasceranno il posto al campo. In un campionato in cui la differenza sarà minima e la corsa al titolo limitata a sole due squadre lo scontro diretto assume un'importanza vitale. Non è vero come dice Mourinho che nulla cambierà in caso di vittoria o sconfitta. Il classico decide la Liga, come ormai accade da anni. È vero che in una Coppa lo scontro diretto decreta chi proseguirà il cammino e chi invece dovrà accontentarsi di guardare alla televisione il proseguo del torneo, mentre in un campionato c'è sempre spazio per recuperare. Se fosse la serie A o la Premier lo scontro varrebbe 3 punti in classifica e un'iniezione di fiducia. Perché già dalla domenica successiva le avversarie potrebbero ristabilire le distanze. In Spagna non è così. Troppo ampia la differenza tra le prime due e tutte le altre.


La Liga è bella, ma non combattuta. Sono due le squadre che se la lottano. Due squadre assolutamente troppo forti rispetto alle altre. Basti pensare che in campo ci saranno campioni del mondo, palloni d'oro passati e futuri (Iniesta...).



Sarà la sfida tra due modi diversi di pensare e fare calcio. Il tiqui taqua del Barcellona contro la compattezza del Real. La consapevolezza degli uomini di Guardiola e la sfrontatezza dei Mou's boys. Sicuramente vedremo un Barca fare la partita e un Real aggressivo e pronto a ripartire, con Ronaldo e Benzema (manca Higuain) temibili negli spazi.



Sarà una gara molto simile a quella vista ad aprile tra Inter e Barcellona. Rispetto a quell'Inter il Real ha maggiore qualità a centrocampo con Xabi Alonzo, Ozil e Di Maria, ma il Barcelloa ha un'Iniesta in più. Proprio il numero 8 è il giocatore capace di spezzare gli equilibri grazie a un dribblig, una giocata, un invenzione. Sicuramente i blancos proveranno a imbrigliare Messi. Fermato lui il Barcellona fa meno paura.



Luca Paradiso

lunedì 22 novembre 2010

Il flop di Benitez

Quasi dispiace vedere Benitez in questa situazione. Educato, gentile, disponibile, molto diverso dal suo predecessore sbruffone e dalla lingua tagliente. Ma come disse un vecchio volpone della panchina che risponde al nome di Corrado Orrico: “I duri mi piacciono, i bravi ragazzi vanno bene per farli sposare alla figlie”.

L'Inter è allo sbando. Due sconfitte consecutive, meno 9 dal Milan capolista e una lista infinita di infortunati. Il tempo e il modo per rientrare non manca, ma con questa situazione sembra difficile un'inversione di tendenza.

Benitez ha le ore contate, questo almeno traspare dalle parole di Moratti. Tuttavia spesso nel calcio una partita può cambiare il corso delle cose. Se davvero l'unico problema sono i risultati una vittoria con il Twente potrebbe ridare ossigeno a Benitez. Se invece la società ha capito che lo spogliatoio non segue e non condivide il modo di lavorare del tecnico sarebbe meglio chiudere immediatamente il rapporto. Solo chi è a stretto contatto con la squadra può avere un quadro completo della situazione.



Alcuni aspetti però possono dare indizi di ciò che tra le mura di Appiano sta succedendo.



Mercato

Benitez sapeva che l'Inter non avrebbe acquistato nessun giocatore, ma avrebbe invece tentato di valorizzare i giovani in rosa. In fase di trattativa il tecnico è stato messo a conoscenza della tattica di mercato. Quando Benitez ha accettato l'incarico quindi sapeva che non sarebbe arrivato nessun rinforzo. Perché in seguito fare continue dichiarazioni chiedendo alla società rinforzi?



Staff

Il licenziamento di Oriali è stato alquanto strano. Un uomo, un interista, che da anni lavorava fianco a fianco con la squadra è stato messo alla porta per fare spazio a Carboni, fedelissimo di Benitez. Perché? Se davvero Moratti voleva una figura di collegamento tra squadra e società perché affidarsi a un membro dello staff di Benitez? Oriali era stato utilissimo e anche Mourinho aveva riconosciuto la sua importanza, malgrado all'inizio tra i due non ci fu un'immediata simpatia, a causa dell'amicizia tra l'ex mediano nerazzurro e Mancini.



Infortuni

Troppi e ripetuti. D'accordo c'è stato il mondiale e la squadra nella scorsa stagione ha speso molto, ma se così tanti calciatori accusano problemi muscolari lo staff deve avere delle colpe. Preparazione estiva sbagliata, metodologia d'allenamento non consone, eccessivo dispendio pisco-fisico: possono essere molte le cause di questa situazione. Per il momento però non sono ancora state individuate.



Convinzioni tattiche

Benitez già in estate aveva manifestato alcune idee tattiche che inevitabilmente hanno creato scontenti. Il voler acquistare Mascherano per esempio può esser visto come una non totale fiducia nei confronti di Cambiasso. Benitez infatti ha manifestato l'idea di spostare il Chucu in una posizione più avanzata, diversa da quella che negli ultimi anni aveva ricoperto, con risultati ben noti. È giusto che un tecnico tenti di portare le proprie idee in una squadra, ma inevitabilmente Cambiasso, uno dei senatori, è tra i più scontenti.



Appagamento

Ma davvero i calciatori dell'Inter sono appagati dal triplete? Quante volte abbiamo sentito ripetere che vincere insegna a vincere e che la vittoria da lo slancio per nuovi trofei? Innumerevoli. Eppure adesso vogliono farci capire che la scorsa annata ha saziato ogni sete degli interisti. Inoltre analizzando la rosa di Benitez sono davvero pochi quelli che possono vantare un palmares di tutto rispetto, forse solo Lucio ed Eto'o. Gli altri (Milito, Maicon, Snejider, Stankovic) erano alla prima affermazione in campo internazionale, dopo anni di delusioni.



Il precedente

Anche Sacchi lasciò il Milan perché disse (pubblicamente) che quella squadra era alla fine di un ciclo. Arrivò Capello e vinse 4 scudetti e 1 Champions, grazie alla sua capacità di ridare motivazioni a un gruppo comunque forte. Questa Inter non sarà al pari del Milan di allora, ma neppure può essere diventata una squadra da metà classifica.




Luca Paradiso

giovedì 18 novembre 2010

Balotelli: la mia opinione

Voglio utilizzare il blog per dire la mia sul caso Balotelli e sui fischi che immancabilmente accompagnano le sue prestazioni. So che la mia opinione andrà contro il pensiero di molti. Non è la prima volta che la dico e difficilmente ho trovato persone in accordo con me. Ciò comunque non ha spinto a ravvedermi.

Sono convinto che i buu che fanno da sottofondo a ogni giocata del ragazzo non siano strettamente legati al colore della pelle. Il modo di comportarsi di Mario, dentro e fuori dal campo, il suo essere antipatico oltre ogni limite, la sua sbruffonaggine: sono questi i veri motivi di certe usanze. Quando era all'Inter giocava in una squadra multietnica, con diversi giocatori di colore, ma ogni volta era lui il bersaglio prescelto. Perchè? Se i razzisti si comportano come tali dovrebbero vomitare i propri buu su tutti i calciatori che hanno un colore della pelle diverso rispetto a loro. Invece? Chiedete a Maicon, Eto'o (esclusa la parentesi Cagliari di quest'anno) e Muntari.



Ieri sera i fischi hanno accompagnato la prestazione di Balotelli anche in maglia azzurra. Ho letto che i responsabili sarebbero i membri del gruppo Ultras Italia, prevalentemente di destra. Trovo bizzarro questo comportamento. Se davvero un gruppo che si dice di destra volesse colpire chi pur giocando con la maglia azzurra non ne avrebbe i diritti perché non riservare lo sesso comportamento all'oriundo Ledesma?



Credo pertanto che l'origine dei buu e dei fischi sia da ricercare in maniera differente. Non penso che il colore della pelle svolga in questo caso un ruolo predominante. Sono gli atteggiamenti che talvolta fanno la differenza. E comunque non credo che gli insulti indirizzati a Totti per la sua romanità, a Cannavaro per il suo essere napoletano siano di minore entità.



E' la mia opinione. Discutibilissima, come tutte le altre.

martedì 16 novembre 2010

Un'Italia giovane... sarà anche bella?

Largo ai giovani e spazio alle nuove leve. Con quest'idea Prandelli si è seduto sulla panchina azzurra ed ha garantito che l'opera di svecchiamento procederà a marce spedito. D'altronde non c'era altro da fare dopo l'avventura sudafricana. Se i veterani non sono stati in grado di superare un girone abbordabilissimo, meglio dare fiducia ai più giovani, nella speranza che possano crescere e maturare quell'esperienza necessaria in campo internazionale.

In un paese guidato da sessantenni, e talvolta settantenni, legati alle poltrone e incapaci di interpretare un mondo troppo più veloce delle loro menti, spesso si invoca un cambio generazionale, un bel ripulisti generale. Largo ai giovani quindi, ma è necessario fare alcune precisazioni.
Cosa si intende per giovani? Se nel mondo della politica e dell'impresa un trentenne può ancora considerarsi giovane nel calcio la questione è ben diversa. Abbiamo sotto gli occhi esempi di 23enni, 24enni che vengono ancora battezzati come giovani. Assurdo. Un giovane può essere un 18enne, un 20enne, poi stop. Santon e Balotelli ok. Gli altri no. A 23 anni un calciatore ha già alle spalle almeno 5 campionati (da titolare o meno dipende dal club e dalle qualità) e non può considerarsi giovane, è semmai all'inizio della propria maturazione tecnico-fisico.

Chiarito il tanto dibattuto concetto di gioventù è necessaria un'ulteriore precisazione. Largo ai giovani, purché abbiano qualità e talento. L'essere giovani non è di per sé sinonimo di bravura o competenza. Affidarsi alle nuove leve non è la risoluzione di ogni problema.

Fatte queste premesse siamo curiosi di vedere che Italia sarà. In un'amichevole incastonata in un periodo già ricco di impegni il rischio è quello di vedere pochi spunti interessanti. Balzaretti, Santon, Ranocchia, Diamanti e Aquilani si giocano però una chance importante per dimostrare di poter tornare o entrare a far parte del gruppo azzurro.

Manca Cassano e Prandelli ha voluto responsabilizzare Balotelli affidandogli la maglia numero 10 e tante responsabilità. Il buon Cesare non ha proprio voglia di star tranquillo.



Luca Paradiso

giovedì 11 novembre 2010

Serie A: sei in vetta, in attesa delle sfide di domenica

Tutte vicine, lassù in vetta. Cosa si potrebbe chiedere di meglio dal campionato? Certo se ci fosse un po' più di qualità non sarebbe male, tant'è che vedere 6 squadre (potrebbero essere 7 se la Sampdoria batterà il Parma nel posticipo) racchiuse in soli 6 punti rappresenta un'innegabile indice di equilibrio. Erano anni che dopo le prime giornate non avevamo situazioni simili. Curiosamente nella prossima giornata le prime si sfideranno tra loro. Ottimo banco di prova delle rispettive ambizioni.

mercoledì 10 novembre 2010

Il derby di Manchester

Questa sera City e United si affronteranno nel tanto atteso derby. Al City of Manchester gli uomini di Mancini hanno l'occasione di rompere la striscia di 4 derby persi consecutivamente, ma soprattutto di conquistare 3 punti vitali per la classifica. Un risultato positivo serve per dare un segnale forte a tutta la Premier. La dirigenza ha messo sul mercato tanti dollari per rinforzare la squadra e annullare il gap con le altre grandi. L'operazione sta faticosamente procedendo, anche se nelle ultime settimane non sono mancati gli incidenti di percorso. Il City non è ancora una squadra vera ma passa proprio da gare come quella di stasera la nascita della consapevolezza necessaria per competere ad alti livelli.

Lo United invece, dopo aver ridotto a solo 2 punti le distanze dal Chelsea capolista, è chiamato a ribadire la propria supremazia cittadina. Ferguson sa di avere in mano un giocattolo quasi perfetto, ma ciò non toglie che un derby è sempre una gara particolare. Vuoi per il clima che si crea, vuoi per la voglia dei rivali citizens di mostrare ai cugini di essere finalmente pronti a rimescolare le gerarchie della Premier.

E' la gara del balsone contro gli investimenti, dei trofei contro la voglia di diventare grandi.
Mancheranno alcuni protagonisti attesi. Fuori Rooney e Giggs da una parte, assenti Kolarov e Adebayor dall'altra. Non ci sarà neppure Balotelli, colpito con 3 turni di squalifica dopo la bambinata di domenica scorsa.

Luca Paradiso

martedì 9 novembre 2010

Preziosi si affida a Ballardini

Via Gasperini il Genoa svolta e chiama in panchina Ballardini ex tecnico di Lazio e Cagliari. Una scelta sofferta quella maturata nella notte successiva alla sconfitta contro il Palermo. Dopo oltre 4 anni finisce così un rapporto che già in estate aveva dato segnali di cedimento. È fisiologico che dopo diverse stagioni ciò avvenga, soprattutto in Italia dove l’allenatore non ha anche direttamente competenze manageriali. Un regno lungo come quello di Ferguson o Wenger difficilmente potrebbe durare anche nel nostro paese, neppure se condito da successi e trofei.

mercoledì 3 novembre 2010

Inter: che batosta! Il Tottenham supera i nerazzurri e ipoteca il primo posto

Che succede all'Inter? Neppure 15 giorni fa aveva battuto il Tottenham a San Siro grazie a una partenza sparata e una serie di episodi positivi. Ieri sera è uscita battuta da White Hart Line senza dare mai l'impressione di poter comandare la gara. Gli Spurs grazie ad alcune interessanti situazioni hanno fatto un'ottima gara, meritando i 3 punti.

Si possono identificare tre fattori decisivi: intensità, assenze e Bale.