Il blog che tratta di calcio e di tutto ciò che ruota intorno allo sport più amato: Serie A, coppe europee, campionati stranieri, calciomercato, approfondimenti tattici, competizioni tra nazionali

giovedì 30 dicembre 2010

Tradizioni diverse

Quanta invidia desta lo spettacolo della Premier League, soprattutto a Natale. Stadi pieni, partite intense, terreni di gioco perfetti. Un vero spettacolo, arricchito dall'atmosfera festiva che solo in queste settimane si respira. Il calcio in fondo è uno spettacolo. Quale periodo migliore del Natale per valorizzarlo? Il boxing day e le partite giocate a Capodanno sono ormai una tradizione radicata nell'ambiente british. Uno degli aspetti più belli del calcio d'Oltremanica.



Quanto è distante l'Italia... Nel basket da alcuni anni la federazione ha tentato di copiare l'evento. Nessuna sosta natalizia, si gioca anche a Natale. Il basket day, quest'anno previsto per il 2 dicembre, rappresenta già una felice intuizione. Tanti spettatori e un modo per attirare nuovi tifosi nei palazzetti. Nel calcio invece le cose funzionano diversamente. I professionisti hanno chiuso baracca il 19 dicembre. Torneranno in campo all'Epifania. Venti giorni di riposo per festeggiare in famiglia e recuperare le energie per la seconda parte di stagione. L'idea di giocare a Natale è solo una chimera. Anche oggettivamente sarebbe difficile. I nostri stadi non sono quelli inglesi. Stadi ghiacciati e scomodi, trasferte vietate ai tifosi, propositi di giocare a porte chiuse. Il 2010 è finito. L'anno nuovo sembra molto simile al precedente...

martedì 14 dicembre 2010

Arsenal bocciato all'esame di maturità. Lo United torna in vetta


Che differenza passa tra una squadra che gioca bene e fa divertire il suo pubblico e una che vince e regala trofei? Chiedete a Wenger, forse lui conosce la risposta. O forse neppure lui lo sa, dato che la sua squadra appartiene a pieno titolo alla prima categoria, quella delle eterne incompiute. 

Ieri sera all’Old Trafford, nel Monday night della 18° giornata di Premier League, lo United ha superato per 1 a 0 i gunners grazie a un gol del coreano Park. Non è stata una grande partita, dal punto di vista del gioco. Tanta intensità ma poche occasioni da rete. Ha deluso soprattutto l’Arsenal che ha fallito l’esame  di maturità. Uscire da Manchester con dei punti avrebbe permesso ai londinesi di fare quel definitivo salto di qualità. La crescita di una squadra passa da partite come quella di ieri sera, uno scontro diretto in grado di testare la forza di una possibile candidata al titolo. Lo United, con il minimo sforzo, basando la propria partita su uno schieramento abbottonato, con il solo Rooney di punta, ha vinto ed è stata quella che ha avuto le uniche occasioni per segnare. Se si considera infatti la parata di Szczesny nella ripresa, il tiro di Nani in avvio e il rigore sbagliato di Rooney, si può tranquillamente ritenere che le occasioni le ha avute lo United. L’Arsenal ha fatto la partita, tenendo in maniera sterile il possesso palla, ma ha portato quasi nessun pericolo a Van der Sar. Gli uomini di Wenger hanno pagato la giornata no di quei giocatori capaci di creare superiorità numerica (Arshavin e Rosicky soprattutto). Contro le due linee folte e coperte dello United solo una giocata individuale avrebbe permesso di creare pericoli. Nasri ha tentato in un paio di occasioni, troppo poco per far traballare la retroguardia guidata da Vidic e Ferdinand.

La profezia di Evra si è rivelata giusta. Il terzino francese alla vigilia, in maniera un po’ dura, aveva definito l’Arsenal un centro di formazione. Per diventare anche vincenti infatti serve qualcosa di più. Per informazioni chiedere a sir Alex.

Luca Paradiso

martedì 7 dicembre 2010

Se non sei blaugrana non ti premiamo...

Il Pallone d'oro 2010 avrà un podio monocolore, o meglio bicolore: rosso e blu. Solo il Milan di Sacchi fece qualcosa di simile sul finire degli anni 80, ma quella squadra ebbe il merito di sollevare la Coppa dei Campioni e i suoi migliori interpreti vinsero anche il campionato Europeo. Il Barcellona invece nel 2010 ha fallito l'appuntamento più importante, la Champions. Nessun dubbio sul fatto che i catalani siano i migliori interpreti del calcio europeo, ma se davvero il titolo di miglior calciatore europeo viene attribuito a chi ha vinto da protagonista, allora qualcosa non torna. Non si tratta di un premio al più forte, ma al migliore nell'anno solare. Con tutti i dubbi che un riconoscimento individuale in uno sport di squadra può lasciare.


Già l'esclusione di Milito dalla rosa dei 23 aveva fatto sorgere molti dubbi, anzi molti sospetti. Forse vestire i colori del Barcellona dà qualche punteggio in più. Loro sono forti, belli, sportivi (…) quindi come non premiarli. E non importa se nella semifinale di ritorno contro l'Inter fecero partire gli idranti per evitare che le orde barbariche nerazurre profanassero il Camp Nou.

La storia non doveva andare così, o meglio i cervelloni del calcio non volevano andasse così. Però il bello dello sport è proprio questa sua imprevedibilità: non sempre i più forti vincono.



Xavi, Iniesta e Messi. Tra questi tre nomi uscirà quello del migliore. A questo punto il mio personale favorito è Xavi. Si ratta di tre fuoriclasse assoluti, ma con un'annata alle spalle molto diversa.

Iniesta ha pagato una stagione ricca di infortuni e povera di partite. Ha messo lo zampino sulla Coppa del Mondo ma può bastare un gol per decidere un premio simile?

Messi... non si discute. Fortissimo, imprendibile, impeccabile, prototipo perfetto del calciatore da ammirare, ma ha fallito gli esami più importanti. Nella partita più attesa con il Barcellona, la semifinale di Champions, non ha lasciato il segno. Ha giocato un mondiale come un normale calciatore, senza incidere, ed è naufragato insieme all'albiceleste. Se davvero il Mondiale può spostare tanti voti, Messi deve necessariamente pagare il suo cattivo torneo. Ha vinto la Liga, da capocannoniere. Ma pure Drogba ha vinto la Premier e Rooney ha fatto un'annata fantastica a livello di segnature. Due nomi a caso che con Leo condividono un mondiale fallimentare.

Rimane Xavi, la mente del Barcellona, il faro della Spagna. Se davvero si vuole premiare la continuità e il giocatore che ha fatto la migliore annata, tra i tre scelgo il piccolo regista catalano.



Luca Paradiso

lunedì 29 novembre 2010

El clasico, ancora una volta, sarà decisivo

Ne parlano ormai da tempo tutti gli addetti ai lavori. Finalmente stasera le chiacchiere lasceranno il posto al campo. In un campionato in cui la differenza sarà minima e la corsa al titolo limitata a sole due squadre lo scontro diretto assume un'importanza vitale. Non è vero come dice Mourinho che nulla cambierà in caso di vittoria o sconfitta. Il classico decide la Liga, come ormai accade da anni. È vero che in una Coppa lo scontro diretto decreta chi proseguirà il cammino e chi invece dovrà accontentarsi di guardare alla televisione il proseguo del torneo, mentre in un campionato c'è sempre spazio per recuperare. Se fosse la serie A o la Premier lo scontro varrebbe 3 punti in classifica e un'iniezione di fiducia. Perché già dalla domenica successiva le avversarie potrebbero ristabilire le distanze. In Spagna non è così. Troppo ampia la differenza tra le prime due e tutte le altre.


La Liga è bella, ma non combattuta. Sono due le squadre che se la lottano. Due squadre assolutamente troppo forti rispetto alle altre. Basti pensare che in campo ci saranno campioni del mondo, palloni d'oro passati e futuri (Iniesta...).



Sarà la sfida tra due modi diversi di pensare e fare calcio. Il tiqui taqua del Barcellona contro la compattezza del Real. La consapevolezza degli uomini di Guardiola e la sfrontatezza dei Mou's boys. Sicuramente vedremo un Barca fare la partita e un Real aggressivo e pronto a ripartire, con Ronaldo e Benzema (manca Higuain) temibili negli spazi.



Sarà una gara molto simile a quella vista ad aprile tra Inter e Barcellona. Rispetto a quell'Inter il Real ha maggiore qualità a centrocampo con Xabi Alonzo, Ozil e Di Maria, ma il Barcelloa ha un'Iniesta in più. Proprio il numero 8 è il giocatore capace di spezzare gli equilibri grazie a un dribblig, una giocata, un invenzione. Sicuramente i blancos proveranno a imbrigliare Messi. Fermato lui il Barcellona fa meno paura.



Luca Paradiso

lunedì 22 novembre 2010

Il flop di Benitez

Quasi dispiace vedere Benitez in questa situazione. Educato, gentile, disponibile, molto diverso dal suo predecessore sbruffone e dalla lingua tagliente. Ma come disse un vecchio volpone della panchina che risponde al nome di Corrado Orrico: “I duri mi piacciono, i bravi ragazzi vanno bene per farli sposare alla figlie”.

L'Inter è allo sbando. Due sconfitte consecutive, meno 9 dal Milan capolista e una lista infinita di infortunati. Il tempo e il modo per rientrare non manca, ma con questa situazione sembra difficile un'inversione di tendenza.

Benitez ha le ore contate, questo almeno traspare dalle parole di Moratti. Tuttavia spesso nel calcio una partita può cambiare il corso delle cose. Se davvero l'unico problema sono i risultati una vittoria con il Twente potrebbe ridare ossigeno a Benitez. Se invece la società ha capito che lo spogliatoio non segue e non condivide il modo di lavorare del tecnico sarebbe meglio chiudere immediatamente il rapporto. Solo chi è a stretto contatto con la squadra può avere un quadro completo della situazione.



Alcuni aspetti però possono dare indizi di ciò che tra le mura di Appiano sta succedendo.



Mercato

Benitez sapeva che l'Inter non avrebbe acquistato nessun giocatore, ma avrebbe invece tentato di valorizzare i giovani in rosa. In fase di trattativa il tecnico è stato messo a conoscenza della tattica di mercato. Quando Benitez ha accettato l'incarico quindi sapeva che non sarebbe arrivato nessun rinforzo. Perché in seguito fare continue dichiarazioni chiedendo alla società rinforzi?



Staff

Il licenziamento di Oriali è stato alquanto strano. Un uomo, un interista, che da anni lavorava fianco a fianco con la squadra è stato messo alla porta per fare spazio a Carboni, fedelissimo di Benitez. Perché? Se davvero Moratti voleva una figura di collegamento tra squadra e società perché affidarsi a un membro dello staff di Benitez? Oriali era stato utilissimo e anche Mourinho aveva riconosciuto la sua importanza, malgrado all'inizio tra i due non ci fu un'immediata simpatia, a causa dell'amicizia tra l'ex mediano nerazzurro e Mancini.



Infortuni

Troppi e ripetuti. D'accordo c'è stato il mondiale e la squadra nella scorsa stagione ha speso molto, ma se così tanti calciatori accusano problemi muscolari lo staff deve avere delle colpe. Preparazione estiva sbagliata, metodologia d'allenamento non consone, eccessivo dispendio pisco-fisico: possono essere molte le cause di questa situazione. Per il momento però non sono ancora state individuate.



Convinzioni tattiche

Benitez già in estate aveva manifestato alcune idee tattiche che inevitabilmente hanno creato scontenti. Il voler acquistare Mascherano per esempio può esser visto come una non totale fiducia nei confronti di Cambiasso. Benitez infatti ha manifestato l'idea di spostare il Chucu in una posizione più avanzata, diversa da quella che negli ultimi anni aveva ricoperto, con risultati ben noti. È giusto che un tecnico tenti di portare le proprie idee in una squadra, ma inevitabilmente Cambiasso, uno dei senatori, è tra i più scontenti.



Appagamento

Ma davvero i calciatori dell'Inter sono appagati dal triplete? Quante volte abbiamo sentito ripetere che vincere insegna a vincere e che la vittoria da lo slancio per nuovi trofei? Innumerevoli. Eppure adesso vogliono farci capire che la scorsa annata ha saziato ogni sete degli interisti. Inoltre analizzando la rosa di Benitez sono davvero pochi quelli che possono vantare un palmares di tutto rispetto, forse solo Lucio ed Eto'o. Gli altri (Milito, Maicon, Snejider, Stankovic) erano alla prima affermazione in campo internazionale, dopo anni di delusioni.



Il precedente

Anche Sacchi lasciò il Milan perché disse (pubblicamente) che quella squadra era alla fine di un ciclo. Arrivò Capello e vinse 4 scudetti e 1 Champions, grazie alla sua capacità di ridare motivazioni a un gruppo comunque forte. Questa Inter non sarà al pari del Milan di allora, ma neppure può essere diventata una squadra da metà classifica.




Luca Paradiso

giovedì 18 novembre 2010

Balotelli: la mia opinione

Voglio utilizzare il blog per dire la mia sul caso Balotelli e sui fischi che immancabilmente accompagnano le sue prestazioni. So che la mia opinione andrà contro il pensiero di molti. Non è la prima volta che la dico e difficilmente ho trovato persone in accordo con me. Ciò comunque non ha spinto a ravvedermi.

Sono convinto che i buu che fanno da sottofondo a ogni giocata del ragazzo non siano strettamente legati al colore della pelle. Il modo di comportarsi di Mario, dentro e fuori dal campo, il suo essere antipatico oltre ogni limite, la sua sbruffonaggine: sono questi i veri motivi di certe usanze. Quando era all'Inter giocava in una squadra multietnica, con diversi giocatori di colore, ma ogni volta era lui il bersaglio prescelto. Perchè? Se i razzisti si comportano come tali dovrebbero vomitare i propri buu su tutti i calciatori che hanno un colore della pelle diverso rispetto a loro. Invece? Chiedete a Maicon, Eto'o (esclusa la parentesi Cagliari di quest'anno) e Muntari.



Ieri sera i fischi hanno accompagnato la prestazione di Balotelli anche in maglia azzurra. Ho letto che i responsabili sarebbero i membri del gruppo Ultras Italia, prevalentemente di destra. Trovo bizzarro questo comportamento. Se davvero un gruppo che si dice di destra volesse colpire chi pur giocando con la maglia azzurra non ne avrebbe i diritti perché non riservare lo sesso comportamento all'oriundo Ledesma?



Credo pertanto che l'origine dei buu e dei fischi sia da ricercare in maniera differente. Non penso che il colore della pelle svolga in questo caso un ruolo predominante. Sono gli atteggiamenti che talvolta fanno la differenza. E comunque non credo che gli insulti indirizzati a Totti per la sua romanità, a Cannavaro per il suo essere napoletano siano di minore entità.



E' la mia opinione. Discutibilissima, come tutte le altre.

martedì 16 novembre 2010

Un'Italia giovane... sarà anche bella?

Largo ai giovani e spazio alle nuove leve. Con quest'idea Prandelli si è seduto sulla panchina azzurra ed ha garantito che l'opera di svecchiamento procederà a marce spedito. D'altronde non c'era altro da fare dopo l'avventura sudafricana. Se i veterani non sono stati in grado di superare un girone abbordabilissimo, meglio dare fiducia ai più giovani, nella speranza che possano crescere e maturare quell'esperienza necessaria in campo internazionale.

In un paese guidato da sessantenni, e talvolta settantenni, legati alle poltrone e incapaci di interpretare un mondo troppo più veloce delle loro menti, spesso si invoca un cambio generazionale, un bel ripulisti generale. Largo ai giovani quindi, ma è necessario fare alcune precisazioni.
Cosa si intende per giovani? Se nel mondo della politica e dell'impresa un trentenne può ancora considerarsi giovane nel calcio la questione è ben diversa. Abbiamo sotto gli occhi esempi di 23enni, 24enni che vengono ancora battezzati come giovani. Assurdo. Un giovane può essere un 18enne, un 20enne, poi stop. Santon e Balotelli ok. Gli altri no. A 23 anni un calciatore ha già alle spalle almeno 5 campionati (da titolare o meno dipende dal club e dalle qualità) e non può considerarsi giovane, è semmai all'inizio della propria maturazione tecnico-fisico.

Chiarito il tanto dibattuto concetto di gioventù è necessaria un'ulteriore precisazione. Largo ai giovani, purché abbiano qualità e talento. L'essere giovani non è di per sé sinonimo di bravura o competenza. Affidarsi alle nuove leve non è la risoluzione di ogni problema.

Fatte queste premesse siamo curiosi di vedere che Italia sarà. In un'amichevole incastonata in un periodo già ricco di impegni il rischio è quello di vedere pochi spunti interessanti. Balzaretti, Santon, Ranocchia, Diamanti e Aquilani si giocano però una chance importante per dimostrare di poter tornare o entrare a far parte del gruppo azzurro.

Manca Cassano e Prandelli ha voluto responsabilizzare Balotelli affidandogli la maglia numero 10 e tante responsabilità. Il buon Cesare non ha proprio voglia di star tranquillo.



Luca Paradiso

giovedì 11 novembre 2010

Serie A: sei in vetta, in attesa delle sfide di domenica

Tutte vicine, lassù in vetta. Cosa si potrebbe chiedere di meglio dal campionato? Certo se ci fosse un po' più di qualità non sarebbe male, tant'è che vedere 6 squadre (potrebbero essere 7 se la Sampdoria batterà il Parma nel posticipo) racchiuse in soli 6 punti rappresenta un'innegabile indice di equilibrio. Erano anni che dopo le prime giornate non avevamo situazioni simili. Curiosamente nella prossima giornata le prime si sfideranno tra loro. Ottimo banco di prova delle rispettive ambizioni.

mercoledì 10 novembre 2010

Il derby di Manchester

Questa sera City e United si affronteranno nel tanto atteso derby. Al City of Manchester gli uomini di Mancini hanno l'occasione di rompere la striscia di 4 derby persi consecutivamente, ma soprattutto di conquistare 3 punti vitali per la classifica. Un risultato positivo serve per dare un segnale forte a tutta la Premier. La dirigenza ha messo sul mercato tanti dollari per rinforzare la squadra e annullare il gap con le altre grandi. L'operazione sta faticosamente procedendo, anche se nelle ultime settimane non sono mancati gli incidenti di percorso. Il City non è ancora una squadra vera ma passa proprio da gare come quella di stasera la nascita della consapevolezza necessaria per competere ad alti livelli.

Lo United invece, dopo aver ridotto a solo 2 punti le distanze dal Chelsea capolista, è chiamato a ribadire la propria supremazia cittadina. Ferguson sa di avere in mano un giocattolo quasi perfetto, ma ciò non toglie che un derby è sempre una gara particolare. Vuoi per il clima che si crea, vuoi per la voglia dei rivali citizens di mostrare ai cugini di essere finalmente pronti a rimescolare le gerarchie della Premier.

E' la gara del balsone contro gli investimenti, dei trofei contro la voglia di diventare grandi.
Mancheranno alcuni protagonisti attesi. Fuori Rooney e Giggs da una parte, assenti Kolarov e Adebayor dall'altra. Non ci sarà neppure Balotelli, colpito con 3 turni di squalifica dopo la bambinata di domenica scorsa.

Luca Paradiso

martedì 9 novembre 2010

Preziosi si affida a Ballardini

Via Gasperini il Genoa svolta e chiama in panchina Ballardini ex tecnico di Lazio e Cagliari. Una scelta sofferta quella maturata nella notte successiva alla sconfitta contro il Palermo. Dopo oltre 4 anni finisce così un rapporto che già in estate aveva dato segnali di cedimento. È fisiologico che dopo diverse stagioni ciò avvenga, soprattutto in Italia dove l’allenatore non ha anche direttamente competenze manageriali. Un regno lungo come quello di Ferguson o Wenger difficilmente potrebbe durare anche nel nostro paese, neppure se condito da successi e trofei.

mercoledì 3 novembre 2010

Inter: che batosta! Il Tottenham supera i nerazzurri e ipoteca il primo posto

Che succede all'Inter? Neppure 15 giorni fa aveva battuto il Tottenham a San Siro grazie a una partenza sparata e una serie di episodi positivi. Ieri sera è uscita battuta da White Hart Line senza dare mai l'impressione di poter comandare la gara. Gli Spurs grazie ad alcune interessanti situazioni hanno fatto un'ottima gara, meritando i 3 punti.

Si possono identificare tre fattori decisivi: intensità, assenze e Bale.

venerdì 29 ottobre 2010

Sneijder, Iniesta, Messi... quanto vale il Pallone d'oro?

Fatta la lista dei magnifici 23 ormai rimane l'attesa. Il 10 gennaio verrà scelto il top player 2010, colui che riceverà il nuovo Fifa pallone d'oro. Stando ai bookmaker si dovrebbe trattare di una sfida a due tra i centrocampisti Sneijder e Iniesta. Già questa è una novità importante: nessun attaccante sembra figurare tra i favoriti. Messi e co. semmai potrebbero ricoprire il ruolo di outsider, di terzo incomodo. Influisce troppo il mondiale e il flop della pulce dovrebbe condizionare il voto dei giurati.

venerdì 3 settembre 2010

La stagione è ripartita

Finalmente è tornato il campionato. Non ne potevamo più di trattative, anticipazioni e contrattazioni: un’estate povera di trasferimenti ma ricchissima di parole. Si è tornati in campo ancor prima della chiusura dei trasferimenti e la prima giornata ha comunque fornito alcune importanti anticipazioni.

domenica 18 luglio 2010

Ancora spunti mondiali, per riflettere

Noi italiani siamo maestri nell'affrontare i problemi quando ormai è troppo tardi. Senza capacità di prevenire ciò che inevitabilmente accadrà. Il calcio è lo specchio del nostro paese e pure in questo campo nessuno ha saputo o voluto evitare quello che è stato in Sudafrica: un fallimento tattico, tecnico e culturale.

lunedì 12 luglio 2010

Spagna mundial: il trionfo del tiqui-taca

Erano tra i favoriti della vigilia. Hanno alzato la coppa. Sono i più forti. Lasceranno il segno, oppure il modello spagnola è destinato a rimanere relegato nei confini iberici?

domenica 4 luglio 2010

Gli oriundi risolveranno tutto?

Partiamo da un dato di fatto oggettivo. Il calcio italiano è giunto a un livello tecnico-qualitativo innegabilmente basso. Abbiamo una crisi di talenti che è ben testimoniato dai risultati, scarsi, delle nostre nazionali giovanili. L'under 21, fiore all'occhiello del nostro movimento, negli ultimi anni ha molto faticato e non è riuscita a confermare quelle affermazioni che negli anni 90 l'avevano resa la nazionale più vincente.
Urge trovare una soluzione per evitare che tra quattro anni, in Brasile, gli azzurri ripetano una figura simile a quella del Sudafrica, se non peggiore.

mercoledì 30 giugno 2010

Il futuro di Capello

“Se non sarà finale dovremo parlare di un fallimento”. Così si era presentato Fabio Capello all'avventura mondiale, forte e convinto di guidare una nazionale finalmente in grado di ben figurare e magari avvicinarsi a quella coppa che manca dal 1966. Dopo 4 partite invece la nazionale dei Tre Leoni è già tornata in patria con un carico di critiche e di accuse. Un fallimento assoluto, molto simile a quello di Italia e Francia. Non tragga in inganno il fatto che l'Inghilterra sia potuta arrivare agli ottavi e, contro la Germania, scontare una svista clamorosa dell'arbitro Larrionda. La nazionale inglese esce male, malissimo da questa avventura.

venerdì 25 giugno 2010

Italia: da dove ripartire. Prandelli tocca a te

Il giorno dopo la cocente delusione per un’eliminazione non pronosticabile è tempo di guardare avanti. Come a voler allontanare la rabbia per come Lippi ha gestito questo biennio si pensa già alla nazionale che sarà. Toccherà a Prandelli ridare entusiasmo a un’Italia che, in Sudafrica, ha toccato, nell’anno del centenario, il suo punto più basso. Peggio del 1966 quando la Corea ci mandò a casa, peggio del 2002 quando l’accoppiata Corea-Moreno ci rispedirono in patria. Questa volta sul nostro cammino non c’era un’altra Corea ma tre squadra abbordabilissime che, in sede di sorteggio, vennero accolte con soddisfazione.

giovedì 24 giugno 2010

Pagellone mundial: le africane e la disfatta francese

Ghana 6: sufficienza risicata per l’unica squadra africana che passa agli ottavi. Quattro punti nel girone grazie ai due rigori realizzati da Gyan ma soprattutto al suicidio serbo nel match d’esordio. Sono la più europea delle africane. Compatti e quadrati mancano però di qualità. Sopravvissuti.


sabato 19 giugno 2010

Inghilterra: che combini?

Uno scialbo 0 a 0 contro l'Algeria rende ancor più burrascoso il mondiale dell'Inghilterra. Due punti in due partite per quella che, alla vigilia, era indicata come una della favorite. Anche la stampa inglese, da sempre critica contro tutto ciò che proviene da fuori i confini nazionali, aveva esaltato Capello e la sua saggia guida tecnica. Indicato fino a qualche mese fa come “l'Uomo della provvidenza” oggi è al centro della bufera. Tutte quelle qualità che gli venivano riconosciute si sono polverizzate.

giovedì 17 giugno 2010

Pagellone mundial... tra vuvuzelas e Jabulani


Vuvuzelas n.g.: vado controcorrente, non le voglio giudicare. Sono fastidiose, su questo nessuna discussione. Non permettono ai giocatori di comunicare neppure tra loro. In televisione creano un sottofondo che verrebbe voglia di spegnere. Però fanno parte della cultura sudafricana. E tutto quello che sa di tradizione a me piace.

Maradona 7: la critica lo ha impallinato. Le sue convocazioni han fatto discutere. La stampa lo aspettava al varco. Per ora la sua Argentina ha fatto 2 su 2 ed è già negli ottavi. Non che servisse un genio della panchina per superare un girone con Grecia, Nigeria e Corea del Sud ma la capacità di creare armonia nel gruppo è forse il suo miglior pregio. Le stilettate a Pelé e Platini son degne di nota.

mercoledì 16 giugno 2010

Se la Corea spaventa il Brasile...


Non esistono più partite facili. Soprattutto in questo mondiale pazzo, e tecnicamente non esaltante, tale sentenza corrisponde a una realtà. Se anche la Corea del nord, la squadra peggio posizionata nel ranking Fifa tra le presenti al mondiale, riesce a imbrigliare il Brasile e a sbarrare per quasi un'ora la strada del gol significa davvero che con una giusta dose di organizzazione difensiva mischiata a intensità agonistica e determinazione ogni risultato è possibile.

lunedì 14 giugno 2010

Prime impressioni mondiali

Quattro giorni di gare bastano per avere una prima impressione delle squadre presenti alla rassegna mondiale. Ad eccezione di Spagna, Italia, Portogallo e Brasile le big sono già tutte scese in campo.

mercoledì 9 giugno 2010

Il tempio dell'Athletic Bilbao: il San Mames

Il San Mames da fuori
Il San Mames non è uno stadio qualsiasi. E' la casa dell'Athletic Bilbao, è la Catedral. Costruito nel 1913 su un terreno precedentemente occupato da una chiesa (dedicata a San Mames da cui prende il nome) ha una capienza di circa 40 mila posti. E' famoso per l'arco che sovrasta e sorregge la tribuna nord.

L'arco















giovedì 3 giugno 2010

In lizza rimane solo Benitez. E se Zeman...


Moratti ha già tracciato l'identikt perfetto del prossimo allenatore dell'Inter. Il successore di Mourinho dovrà avere grande esperienza in ambito internazionale, essere in grado di proseguire il lavoro già iniziato e soprattutto dovrà essere un vincente. Abbandonata la strada del giovane di talento (Mihajlovic?) il cerchio si stringe sempre più. Capello, Hiddink, Benitez. Sono questi i tre papabili.


mercoledì 2 giugno 2010

I 23 di Lippi

Buffon, Maggio, Cannavaro, Chiellini, Zambrotta, De Rossi, Pirlo, Marchisio, Di Natale, Iaquinta, Gilardino.... potrebbe essere questa la formazione che il 14 giugno affronterà il Paraguay nell'esordio mondiale.  

Lippi ha scelto i 23: fuori Sirigu, Cassani, Cossu, Rossi e Borriello. Soprattutto in avanti le gerarchie non erano chiare.

venerdì 28 maggio 2010

L'euro 2016 va alla Francia... poveri stadi italiani


Delusione e imbarazzo. Non è bastato Maldini e la tanto decantata ospitalità del nostro paese a indirizzare il voto dell'Uefa. Perché l'Europeo 2016 poteva essere un'ottima occasione e perché essere superati dalla Turchia un po' di fastidio lo crea, inevitabilmente.Il Belpaese non ce l'ha fatta, un'altra batosta dopo quella firmata Ucraina e Polonia. L'Italia è arrivata ultima nel ballottaggio finale, terza su tre.

mercoledì 19 maggio 2010

Mourinho: mister con la valigia in mano

Nessuno ha mai pensato che Mou potesse mettere radici a Milano. Lui portoghese giramondo non è tipo da rimanere in un club troppo a lungo. Non lo ha fatto al Porto dove, dopo aver vinto la Champions avrebbe potuto vivere di rendita per un'intera carriera. Non l'ha fatto a Londra dove ha sempre affermato di aver lasciato una buona parte del suo cuore. È vero fu cacciato ma già aveva annunciato il suo proposito di tentare altre avventure. Perché dovrebbe farlo in Italia, paese che da ormai un anno va ripetendo di non amare? Ha un contratto, ricco e lungo, ma non sono le firme a spaventarlo. Con una cifra già stabilita (16 milioni?) potrebbe liberarsi immediatamente. 
Lasciare da trionfatore sarebbe il massimo, con un triplete da sventolare davanti ai detrattori. 

venerdì 14 maggio 2010

Le liste mondiali fanno già discutere

Paese che vai critica che trovi. Se la lista dei 30 diramata da Lippi ha sollevato il solito vespaio di polemiche i commissari tecnici delle altre nazionali non se la passano meglio. Tutti, da Dunga a Capello, da Maradona a Domenech hanno dovuto passare sotto il tiro incrociato della critica. E se Dunga ha argomentato le proprie scelte, el pibe de oro ha glissato sull'argomento convocazioni. Tra le favorite il solo Del Bosque si è salvato.

martedì 11 maggio 2010

Il valzer delle panchine

Tutto ruota intorno alle big. Inter, Juve e Milan potrebbero, la prossima stagione, presentarsi ai ranghi di partenza con una grossa novità: un nuovo allenatore.



La Juventus è alle prese con il nodo Benitez. A Torino l'unica certezza è che Zaccheroni da lunedì non sarà più il tecnico della Vecchia Signora. Il contratto scadente il 30 giugno non verrà rinnovato. Il tecnico romagnolo non ha saputo mettere in difficoltà le dirigenza né conquistare quel quarto posto per il quale era stato assunto. Per la prossima stagione l'obbiettivo numero 1 è e rimane Rafa Benitez. Il mister del Liverpool, dato per sicuro qualche settimane fa, sembra essersi allontanato. 

sabato 8 maggio 2010

Panchine e scrivanie. Impazza il mercato

Non è ancora finito il campionato ma molte società iniziano già a programmare il futuro. Non solo le big ma anche i club di media-bassa classifica cercano di accelerare i tempi per pianificare la prossima stagione. Se le cronache dei media sono monopolizzate dalle trattative tra Juventus e Benitez, dai dubbi su chi sarà il prossimo mister del Milan, dal futuro di Mourinho, anche Parma, Udinese, Fiorentina e Sampdoria sono già al lavoro. 


venerdì 7 maggio 2010

Palermo – Samp: è sogno Champions

Un’occasione del genere capita una volta ogni dieci anni. Basta aspettare che una delle grandi incappi in una stagione no e con continuità di risultati, organizzazione e capacità tecnico-organizzativa si può puntare alla Champions. Combinazione difficile da avverarsi, ma non impossibile.


Mercoledì sera in Inghilterra il Tottenham ha rotto il monopolio delle top four conquistando, grazie a una rete di Crouch, il quarto posto in classifica. La squadra di Redknapp ha beneficiato dell’annata storta del Liverpool di Benitez, sospirato salvatore della Juventus, per guadagnarsi il diritto al preliminare, 50 anni dopo l’ultima partecipazione alla Coppa dei Campioni. Ne ha fatto le spese il City di Mancini battuto a domicilio e ormai matematicamente fuori dalla prossima Champions.

giovedì 6 maggio 2010

Totti, Totti, Totti… nessuna giustificazione

Che non sarebbe stata una partita tranquilla lo si poteva tranquillamente prevedere soprattutto dopo gli eventi di Lazio-Inter. La finale di Coppa Italia era per la Roma l’occasione della rivincita, una sorta di spareggio virtuale. I giallorossi volevano dimostrare il proprio valore e manifestare che l’ultimo sorpasso dell’Inter non rispecchia il giusto e corretto andamento del campionato.

lunedì 3 maggio 2010

Roma… niente moralismo!

Tutti a gridare allo scandalo, a fare le verginelle. Tiene banco la vittoria dell’Inter all’Olimpico. Un successo maturato in uno scenario insolito, in uno stadio convinto nell’appoggiare la truppa di Mourinho, quantomeno per evitare che il tricolore prendesse la strada meno voluta, quella che porta direttamente alla squadra di Totti e De Rossi. Qualcosa di simile al 5 maggio, diverso solo nel finale.

giovedì 29 aprile 2010

La Champions delle sorprese

Alzi la mano chi a settembre aveva pronosticato un epilogo simile. Chi aveva predetto che a giocarsi la Coppa a Madrid sarebbero giunte Inter e Bayern Monaco. Pochi romantici e alcuni fiduciosi tifosi. Non che i due club fossero inferiori alle altre 30 partecipanti ma erano sicuramente catalogate nella liste delle outsider. Due nobili del calcio europeo non ancora pronte a competere con le big inglesi e spagnole. Invece il campo ha smentito tutto.

lunedì 26 aprile 2010

La panchina del Milan scotta

Non è semplice allenare il Milan. Scontato! I rossoneri sono una delle big del calcio europeo, protagonisti obbligati sia in Italia che in Europa. Una società di blasone, con grandi giocatori, chiamata ogni anno ad essere protagonista. Talvolta però le difficoltà non si fermano al fatto tecnico. Sono soprattutto i rapporti, non sempre idilliaci, con il presidente a rendere complicata la vita.

giovedì 22 aprile 2010

Inter e Bayern Monaco: piccolo passo verso la finale

Troppo presto per parlare di verdetti. L’andata delle semifinali di Champions non ha deciso ancora chi si contenderà la Coppa a Madrid il prossimo 22 maggio. 90 minuti sono ancora tanti e ricchi di insidie. Sicuramente le due gare giocate hanno mostrato come, spesso, l’urna si diletti in regalare intrecci “strani”. Dopo gara-1 si può dire che Inter - Barcellona, per il valore delle due squadre e la qualità dello spettacolo, è una finale anticipata. Neppure paragonabile lo spettacolo dell’’Allianz Arena tra Bayern e Lione.

lunedì 19 aprile 2010

Controsorpasso giallorosso

È durata meno di 48 ore la fantasia nerazzurra. La vittoria di venerdì contro la Juventus aveva riportato la banda di Mourinho in vetta alla classifica, alimentando le speranze di poter, anche dopo il derby capitolino, continuare a guardare tutti dall’alto dei 70 punti. Il controsorpasso firmato Miacon ed Eto’o poteva mettere pressione ai giallorossi chiamati a fare risultato pieno nel posticipo domenicale, nella tanto attesa stracittadina contro la Lazio.

sabato 17 aprile 2010

Che bello il derby!!!

Manchester, Barcellona, Londra e Roma. Peccato che l’eruzione del vulcano islandese sta limitando i voli europei altrimenti che bello sarebbe un tour per gli stadi continentali per vedere questi derby.



Si inizia con Manchester, ore 13.45, al City of Manchester il City ospita lo United. La squadra di Mancini già battuta all’andata ed eliminata in FA cup proprio dai red devils prosegue la rincorsa alla quarta posizione che significherebbe Champions. Il City nella più importante competizione europea diventerebbe una meta ambita da tantissimi calciatori. Le disponibilità economiche non mancano certamente. Ferguson invece si gioca proprio nel derby le ultime chance di ridurre lo svantaggio dal Chelsea. Una stracittadina che solo qualche anno fa avrebbe avuto poca storia ma che oggi è quartier nobili della classifica. Ci sarà anche Rooney, non ancora al 100%. In casa citizens Mancini potrà disporre del suo asse, Tevez.

venerdì 16 aprile 2010

Il derby di Roma decide il tricolore

E’ la stracittadina più sentita. Una partita che da sola può valere una stagione. Zeman l’aveva definita una gara uguale alle altre, ma né laziali né romanisti la pensano così. Vale tanto anche quando non influente nella definizione della classifica, figurarsi se può spianare la corsa scudetto a una delle due.

mercoledì 14 aprile 2010

Benitez alla Juventus

La dirigenza della Juventus ha scelto. Non sarà Prandelli il prossimo allenatore della Vecchia Signora. A meno di clamorose svolte il tecnico di Orzinuovi, dopo i dissapori con Diego Della Valle, avrebbe deciso di continuare la propria avventura con i viola rispettando quel contratto che lo lega fino al 2011 alla società gigliata. Il cuore ha prevalso e l’affetto dimostrato dal popolo del Franchi ha convinto il mister a non accettare la corte della Juventus. Questione di cuore, come molto spesso è successo nella carriera di Prandelli.

lunedì 12 aprile 2010

Zero tituli?

E se la “profezia” gli si rivoltasse contro? Lo scorso anno Mourinho lasciò di stucco l’intero mondo pallonare con la famosa conferenza stampa da cui nacque lo slogan “zero tituli”. L’Inter era appena stata eliminata dalla Champions ma comandava saldamente il campionato. Il tecnico di Setubal di fronte alle critiche piovute addosso alla squadra incapace di primeggiare anche in Europa coniò l’espressione più spiritosa e più usata dal suo sbarco in Italia.

venerdì 9 aprile 2010

El clasico decide la Liga


Sabato sera al Santiago Bernabeu va in scena ‘El clasico’, il match più prestigioso e atteso del campionato spagnolo. È la gara decisiva per l’assegnazione del titolo di campeon. Il castigliano Real contro il catalano Barcellona, due culture, due modi diversi di intendere il calcio. Le squadre sono appaiate in vetta con 77 punti. A 7 gare dalla fine passa tutto da questo match. Una vittoria dell’una o dell’altra squadra potrebbe indirizzare in maniera definitiva lo sprint finale. Real e Barca hanno dato vita sin dalla prima giornata a un testa a testa emozionante e serrato, un campionato nel campionato. Sempre vicinissimi i due club si sono alternati in vetta senza però mai accennare la fuga. Il Real viene da una striscia di vittoria impressionante, in casa sono ben 15. Il Barcellona invece ha confermato in Champions di attraversare un ottimo stato di forma. I blaugrana sono la squadra più forte e spettacolare del calcio continentale. Xavi, Iniesta, Ibra, Dani Alves, Henry e soprattutto Messi: campioni al servizio del collettivo.

giovedì 8 aprile 2010

Le inglesi salutano la Champions

E  le inglesi? Tutte eliminate. Non succedeva dal 2003 che nelle quattro semifinaliste di Champions League non ci fosse neppure una squadra di Sua Maestà. Nelle edizioni 2007, 2008 e 2009 ben tre squadre britanniche giunsero in semifinale. L’eliminazione del Manchester United invece, clamorosa per il modo in cui è maturata, sembra quasi chiudere un ciclo, una consuetudine. Le quattro partecipanti all’edizione 2010 della Champions, le fab four per motivi diversi hanno terminato la loro corsa. Adesso tocca a Liverpool e Fulham, in Europa League, tenere alta la bandiera del calcio d’Oltremanica.

martedì 6 aprile 2010

Il Barcellona è battibile? L’Arsenal ci prova

Non esistono squadre insuperabili. Non lo era il Milan degli invincibili, né il Real dei galacticos, tanto meno lo è il Barcellona di Messi. I blaugrana sono una squadra dall’altissimo tasso tecnico in grado di produrre un possesso palla snervante per gli avversari che, costretti a rincorrere i sapienti tocchi di Xavi e Iniesta, rischiano un torello prolungato. Ne sa qualcosa Wenger. Il tecnico dei gunners nell’andata dei quarti di Champions, all’Emirates, ha sperimentato sulla propria pelle quelle caratteristiche che hanno reso la squadra di Guardiola la più bella espressione del calcio moderno. Sei giorni fa, almeno nei primi 45 minuti fu un monologo blaugrana. Ben 15 tiri nella porta di Almunia e un predominio totale. Ma nessun gol. Al Barcellona piace specchiarsi. Fino allo scorso anno con Eto’o avevano quel finalizzatore implacabile che dentro l’area di rigore era in grado di capitalizzare tutta la mole di gioco prodotta. Quest’anno con Ibra hanno migliorato in fisicità e tecnica ma hanno aggiunto alla rosa un altro solista, un prestigiatore della sfera, un attaccante atipico molto meno bomber del camerunense ora all’Inter.


venerdì 2 aprile 2010

Premier e Bundesliga: si decide tutto

Turno pasquale, gare decisive. Non siamo ancora al momento dei verdetti finale ma il prossimo turno potrebbe dare indicazioni importante nell’assegnazione dei titoli nazionali inglese e tedesco.

giovedì 1 aprile 2010

Milito e Ibra: storie incrociate di due bomber tanto diversi

Il mago e il principe hanno modi diversi di giocare. Il primo inventa calcio, tenta la giocata raffinata, per palati fini, l’altro invece è essenziale quanto spietato, un cecchino, forse il più pericoloso attaccante in circolazione negli ultimi 16 metri. Uno è svedese, nordico, distaccato. Nelle sue vene scorre sangue bosniaco e croato. È cresciuto nell’Ajax, fucina di talenti. È maturato nella Juve ed è esploso nell’Inter. Non ha mai messo radici e alla prima occasione ha fatto le valigie verso Barcellona, nuovo eldorado calcistico. L’altro è argentino, figlio di emigrati italiani. È giunto tardi nel calcio che conta ma dovunque ha giocato ha lasciato il segno e realizzato tanti gol. Genova lo ama e Milano è ai suoi piedi. Ci ha messo pochissimo a far dimenticare Ibra.

mercoledì 31 marzo 2010

Rooney ha fatto crack

La beffa e il danno. Così si potrebbe riassumere per il Manchester United l’andata dei quarti di finale di Champions League. In vantaggio con Rooney nel primo tempo i red devils si fanno rimontare e poi superare dalle reti di Ribery e Olic. Un 2 a 1 giunto al 92’ con la collaborazione di Evra troppo morbido in occasione del secondo gol.