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mercoledì 16 giugno 2010

Se la Corea spaventa il Brasile...


Non esistono più partite facili. Soprattutto in questo mondiale pazzo, e tecnicamente non esaltante, tale sentenza corrisponde a una realtà. Se anche la Corea del nord, la squadra peggio posizionata nel ranking Fifa tra le presenti al mondiale, riesce a imbrigliare il Brasile e a sbarrare per quasi un'ora la strada del gol significa davvero che con una giusta dose di organizzazione difensiva mischiata a intensità agonistica e determinazione ogni risultato è possibile.

I verdeoro hanno sbloccato il risultato solo grazie a un tiro-cross di Maicon. Il terzino della selecao ha affermato di aver intenzionalmente indirizzato verso la porta quel pallone, anche se rimangono dubbi sulla sua reale volontà.

Chi si aspettava una goleada è rimasto deluso. Anche il Brasile, indicato come una delle favorite, non ha brillato. La squadra di Dunga, concedendo tutti gli alibi legati all'esordio mondiale contro una squadra schierata con 9 giocatori dietro la linea della palla, ha alimentato quei dubbi che l'hanno accompagnata fin qui. Kakà non è ancora al top e senza di lui manca il cambio di marcia. La coppia di mediani Melo-Silva fatica ad impostare e si limita a fare il compitino. Robinho va a strappi: fantastico quando serve a Elano il pallone del raddoppio, assente ingiustificato per lunghi tratti del match. Solo la difesa sembra all'altezza, anche se l'esame con i coreani è poco indicativo.

Il calcio del 2000 è questo. Compattezza e attenzione difensiva possono rendere difficili partite sulla carta scontate. L'esempio coreano è solo l'ultimo di una lunga serie che proprio in Sudafrica si sta allungando.


Luca Paradiso

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