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lunedì 26 aprile 2010

La panchina del Milan scotta

Non è semplice allenare il Milan. Scontato! I rossoneri sono una delle big del calcio europeo, protagonisti obbligati sia in Italia che in Europa. Una società di blasone, con grandi giocatori, chiamata ogni anno ad essere protagonista. Talvolta però le difficoltà non si fermano al fatto tecnico. Sono soprattutto i rapporti, non sempre idilliaci, con il presidente a rendere complicata la vita.
Leonardo è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. In primis ci fu Zaccheroni. Il tecnico romagnolo giunse in rossonero accompagnato da un modulo lontano anni luce dalla filosofia Milan. L’era sacchiana aveva imposto la difesa a 4 come un dogma assoluto. Zac la smantellò, convincendo campioni plurivittoriosi come Maldini e Costacurta a reinventarsi. E poi il tridente. All’Udinese aveva fatto faville con il trio Bierhoff-Poggi-Amoruso, a Milanello tentò di imporre la formula Weah-Ganz-Bierhoff. Un’idea tattica che non comprendeva la variabile Boban. E proprio il croato, trequartista classico, fece nascere i primi dissidi con Berlusconi. La vittoria dello scudetto anche grazie ai “presunti suggerimenti presidenziali” permise a Zac di rimanere saldo sulla panchina del Diavolo. Le difficoltà degli anni successivi però portarono a un divorzio annunciato, condito anche da alcuni screzi su questioni politiche.

Dopo Zac fu il turno di Ancelotti. Carletto, uno di famiglia, rimase in sella per ben 8 stagioni, corredate da 2 Champions, 1 scudetto e svariati altri trofei. Un rapporto lungo, vincente, ma non sempre tranquillo. Celebri le discussioni tattiche tra il presidente e il mister. Soprattutto il modulo ad albero di Natale non soddisfaceva il palato di Berlusconi che in più di un’occasione esternò le proprie preferenze verso uno schieramento con due attaccanti. L’apice venne toccato in occasione di una puntata di Porta a Porta. Il presidente mostrò alle telecamere alcuni foglietti relativi alla finale di Champions contro la Juventus, quasi a volersi attribuire la paternità di quel trionfo. Infine le polemiche sullo scarso impiego di Ronaldinho. Ultima puntata, prima del divorzio, di un rapporto non semplicissimo.


Oggi Leonardo. Uomo della società, alla prima esperienza in panchina, ha comunque attirato le solite critiche presidenziali. Nonostante i buoni risultati ottenuti con una squadra che alla vigilia non veniva accreditata come una delle protagoniste, Leo è stato messo “alla berlina” per alcune scelte. Dapprima relative all’errato impiego di Dinho, troppo lontano dalla porta secondo Berlusconi; quindi per l’acquisto di Mancini nel mercato invernale, infine per il crollo che la squadra ha accusato nel finale di stagione. Giudizi sussurrati durante impegni di natura politica ma comunque ben diretti verso l’obbiettivo.

Appunti che non sono andati giù neppure a Leonardo ormai sempre più destinato a salutare Milanello a fine stagione.

E il fututo? Vedremo di chi sarà… il nuovo mister però dovrà avere spalle larghe e capacità di accettare le solite critiche.


Luca Paradiso

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